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Visualizzazione dei post da giugno, 2020

JEAN - PAUL SARTRE

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"Faccio un gesto maldestro o volgare: quel gesto aderisce a me, non lo giudico né lo biasimo, lo vivo semplicemente, lo realizzo al modo del per-sé. Ma ecco che improvvisamente alzo gli occhi: qualcuno era là e mi ha visto. Subito realizzo la volgarità del mio gesto e ho vergogna." L’ESISTENZIALISMO COME UMANISMO Jean-Paul Sartre (1905 -1980, Parigi), l'esponente più importante dell'esistenzialismo francese, parte dall'analisi della coscienza dell'uomo e mette in luce la sua fondamentale differenza rispetto agli enti: mentre questi ultimi costituiscono l'essere in sé , opaco e inerte, la coscienza è l'essere per sé, auto-trasparente e consapevole di se stesso. Solo l'essere per sé conferisce senso all'essere in sé, ma a sua volta ne è vincolato perché la coscienza è sempre coscienza di qualche cosa e non può esistere se non situata in un mondo di cose e di persone. La coscienza è essenzialmente identificata con il potere di nullific

MARTIN HEIDEGGER

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"Nel poetare del poeta come nel pensare del pensatore vengono ad aprirsi così grandi spazi che ogni singola cosa: una albero, una montagna, una casa, un grido d'uccello, vi prende completamente il proprio carattere insignificante e abituale. " IL PROBLEMA DELL’ESSERCI Martin Heidegger (1889 a Messkirch, Germania - 1979 Friburgo), il principale esponente dell'esistenzialismo, nel capolavoro incompiuto Essere e tempo (1927) inizia la sua indagine sull'essere proprio a partire dall'analisi dell'esistenza dell'uomo, che egli denomina Dasein , ovvero esserci . L'uomo, per lui, non è mai una Cosa tra le altre cose, ma è progetto. Egli viene sì a trovarsi «gettato» nel mondo, ma il suo « essere-nel-mondo » si caratterizza per il fatto che non si accontenta del presente e si proietta verso situazioni sempre nuove: l'uomo è un progetto gettato in avanti, cioè è trascendenza. Le modalità fondamentali dell'esserci in rapporto mondo sono la

EDMUND HUSSLER

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"Nella miseria della nostra vita - si sente dire - questa scienza non ha niente da darci. Essa esclude di principio proprio quei problemi che sono i più scottanti per l'uomo, i problemi del senso o del non-senso dell'esistenza umana nel suo complesso" IL PENSIERO DELLA CRISI Edmund Husserl (1859 a Prossnitz, Repubblica Ceca - 1938 a Friburgo), fondatore della fenomenologia, si pone questo problema nella sua opera La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale . A suo avviso, il motivo di tale crisi risiede nel fatto che le scienze fisiche e naturali si sono distaccate dall'orizzonte dell'esperienza umana e soggettiva: esse hanno sovrapposto un reticolo di concetti e strutture formali alla sostanza autentica del mondo e all'esperienza, smarrendo il senso della propria origine, del proprio ruolo e dei propri limiti. Per questo si sono allontanate dalla comprensione dell’essere umano , risultando mute di fronte alle domande fondame