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JEAN - PAUL SARTRE

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"Faccio un gesto maldestro o volgare: quel gesto aderisce a me, non lo giudico né lo biasimo, lo vivo semplicemente, lo realizzo al modo del per-sé. Ma ecco che improvvisamente alzo gli occhi: qualcuno era là e mi ha visto. Subito realizzo la volgarità del mio gesto e ho vergogna." L’ESISTENZIALISMO COME UMANISMO Jean-Paul Sartre (1905 -1980, Parigi), l'esponente più importante dell'esistenzialismo francese, parte dall'analisi della coscienza dell'uomo e mette in luce la sua fondamentale differenza rispetto agli enti: mentre questi ultimi costituiscono l'essere in sé , opaco e inerte, la coscienza è l'essere per sé, auto-trasparente e consapevole di se stesso. Solo l'essere per sé conferisce senso all'essere in sé, ma a sua volta ne è vincolato perché la coscienza è sempre coscienza di qualche cosa e non può esistere se non situata in un mondo di cose e di persone. La coscienza è essenzialmente identificata con il potere di nullific

MARTIN HEIDEGGER

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"Nel poetare del poeta come nel pensare del pensatore vengono ad aprirsi così grandi spazi che ogni singola cosa: una albero, una montagna, una casa, un grido d'uccello, vi prende completamente il proprio carattere insignificante e abituale. " IL PROBLEMA DELL’ESSERCI Martin Heidegger (1889 a Messkirch, Germania - 1979 Friburgo), il principale esponente dell'esistenzialismo, nel capolavoro incompiuto Essere e tempo (1927) inizia la sua indagine sull'essere proprio a partire dall'analisi dell'esistenza dell'uomo, che egli denomina Dasein , ovvero esserci . L'uomo, per lui, non è mai una Cosa tra le altre cose, ma è progetto. Egli viene sì a trovarsi «gettato» nel mondo, ma il suo « essere-nel-mondo » si caratterizza per il fatto che non si accontenta del presente e si proietta verso situazioni sempre nuove: l'uomo è un progetto gettato in avanti, cioè è trascendenza. Le modalità fondamentali dell'esserci in rapporto mondo sono la

EDMUND HUSSLER

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"Nella miseria della nostra vita - si sente dire - questa scienza non ha niente da darci. Essa esclude di principio proprio quei problemi che sono i più scottanti per l'uomo, i problemi del senso o del non-senso dell'esistenza umana nel suo complesso" IL PENSIERO DELLA CRISI Edmund Husserl (1859 a Prossnitz, Repubblica Ceca - 1938 a Friburgo), fondatore della fenomenologia, si pone questo problema nella sua opera La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale . A suo avviso, il motivo di tale crisi risiede nel fatto che le scienze fisiche e naturali si sono distaccate dall'orizzonte dell'esperienza umana e soggettiva: esse hanno sovrapposto un reticolo di concetti e strutture formali alla sostanza autentica del mondo e all'esperienza, smarrendo il senso della propria origine, del proprio ruolo e dei propri limiti. Per questo si sono allontanate dalla comprensione dell’essere umano , risultando mute di fronte alle domande fondame

Henry Bergson e la teoria del tempo

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La riflessione di Henry Bergson inizia a fine ottocento, la filosofia di questo periodo era orientata in reazione al positivismo. Punto centrale del suo pensiero è il problema del tempo; da subito si oppone all'idea di tempo fisico-matematico, che si era affermata sia in campo scientifico, sia nella psicologia sperimentale. Scrive a questo proposito "Saggio sui dati immediati della coscienza" (1889) e "Durata e simultaneità"  (1922); in quest'ultimo critica apertamente il concetto di tempo della teoria della relatività einsteniana. Per Bergson l'idea di tempo 'scientifico', omogeneo e reversibile, quantitativo e calcolabile, che si limita a riprodurre l'idea dello spazio geometrico, deve essere rifiutata poiché totalmente inadeguata in quanto ciò che viene misurato non è l'intervallo di tempo in sé, ma solo una porzione di spazio. Questo porta al fatto che " se tutti i movimenti dell'universo si producessero due o tre volte più r

FREUD

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La via d'accesso all'inconscio I meccanismi di difesa del soggetto Il metodo catartico, elaborato da Freud aprì la strada alla psicoanalisi. Viene utilizzato da Freud non solo per curare i sintomi dell'isteria, ma anche per scoprirne la motivazione e il significato, nella convinzione che la malattia sia curabile quando le cause sono acquisite dal paziente in modo consapevole.  Freud ipotizza che le reazioni emotive determinatesi con eventi traumatici, abbiano trovato un impedimento che abbia appunto impedito la loro manifestazione. Gli impulsi che ne scaturiscono provocano i sintomi patologici nel paziente, per 'neutralizzare' questi impulsi occorre riattivare il ricordo del fatto originario e rendere la manifestazione di questi impulsi libera. Ma per quale motivo gli episodi che creano sintomi patologici vanno a finire nell'oblio? Freud ipotizza che invece che l'oblio subentri per la particolare natura spiacevole dell'avvenimento stesso che

SOREN KIERKEGAARD

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Il pensiero di Søren Kierkegaard appare, ancora oggi, come una filosofia eccentrica e, per certi versi, rivoluzionaria, che, nel corso del Novecento, ha contribuito in modo decisivo all’affermazione di correnti come l’Esistenzialismo e il Personalismo.  LA VITA: Søren Kierkegaard  (1813-1855), nato a Copenaghen, in una famiglia numerosa mostrò fin dall’adolescenza, segnata dalla sofferenza , un carattere riflessivo, introverso e malinconico. Altro elemento indispensabile per comprendere il pensiero di Kierkegaard è la sua elevata religiosità , contrassegnata soprattutto dal dramma della crocifissione e dalla frequentazione di concetti come quelli di dolore e di peccato .  Nel 1841 a Berlino seguì alcune lezioni di Schelling da cui fu dapprima colpito positivamente, per poi restarne deluso.  IL PENSIERO: Oltre alla già richiamata polemica contro la chiesa luterana , colpevole di aver trascurato il messaggio rivoluzionario del Vangelo e di aver trasformato la rel

FRIEDRICH NIETZSCHE

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INTRODUZIONE:  La filosofia di Nietzsche è un’incessante distruzione di miti e di credenze codificate, in quanto egli è convinto che gli uomini per poter sopportare l’impatto con il caos della vita, abbiano costruito una serie di certezze (metafisiche, morali, religiose), che, a uno sguardo profondo, si rivelano soltanto come delle necessità di sopravvivenza che il filosofo ha il compito di smascherare.  Facendosi profeta del suo destino, Nietzsche, in Ecce homo, si presenta come “il primo uomo decente” dopo la “falsità che dura da millenni”, destinato, come tale, a scatenare, nel prossimo, tracolli e convulsioni:  “Conosco la mia sorte. Sarà legata al mio nome il ricordo di qualcosa di enorme – una crisi, quale mai si era vista sulla terra, la più profonda collisione della coscienza, una decisione evocata contro tutto ciò che finora è stato creduto, preteso, consacrato. Io non sono un uomo, sono una dinamite”. Quest’opera di demolizione polemica del passato non si risol